Il Carnevale in Italia
Di origini antichissime, il Carnevale in Italia ha dato vita ad innumerevoli tradizioni, accompagnate da piatti tipici e usanze gastronomiche, che ancora oggi si tramandano dopo secoli. Questo periodo che precede la Quaresima è uno scrigno di storia che cambia da città a città, e rappresenta un grande patrimonio immateriale e culturale.
Numerose sono le manifestazioni legate al Carnevale in Italia, e ognuna ha il suo specifico svolgimento. Non a caso, infatti, ogni regione italiana, anzi ogni singola città ha la sua maschera tradizionale: Pantalone per Venezia, Pulcinella per Napoli, Gianduja per Torino, Arlecchino per Bergamo, Meneghino per Milano, Balanzone per Bologna e così via.
Il Carnevale di Putignano, in Puglia, è antichissimo e risale al 1934. Celebra i riti legati alla fertilità della terra e del risveglio della Natura. La sfilata di Viareggio, invece, è ancora più antica, dato che la prima è datata intorno al 1873. Lungo il percorso sfilano carri allegorici sui quali troneggiano caricature in cartapesta di personaggi famosi. La manifestazione è apprezzata a livello internazionale, e vi assistono tanti visitatori e turisti provenienti da tutta Italia e non solo.
Ivrea, località del Piemonte, mantiene la tradizione della Battaglia delle Arance e del Corteo Storico. Altrettanto spettacolare è la sfilata di Sanremo, dove i fiori sono i protagonisti assoluti. Il Carnevale di Santhià ha una memoria storica risalente addirittura al 1328, e propone alcune cerimonie tradizionali, come la rivincita del popolo contadino sulla “schiavitù della fame“, ed è stato insignito del prestigioso “Premio di Rappresentanza Medaglia del Presidente della Repubblica“.
I Carnevali di Cento, San Giovanni in Persiceto, Manfredonia, Satriano, Acireale, Fano, Sciacca, Offida, Massafra, sono sicuramente fra i più noti e seguiti in Italia.
Il Carnevale Ambrosiano, che si estende all’intera Diocesi di Milano, termina quattro giorni dopo la chiusura dei Carnevali a rito romano.
Il Carnevale di Venezia
La città lagunare ha avuto il suo primo Carnevale nel 1094, attestato dal Doge Vitale Falier. La manifestazione, che quindi ha origini antichissime, comincia con il tradizionale “Volo dell’Angelo“. Oggi il costume locale più diffuso è la Bauta, indossato sia da uomini che donne, ed è costituito da una maschera bianca sotto un corno nero, completata da un mantello. A questo si aggiunge una molteplicità di travestimenti: nei giorni del Carnevale Venezia pullula di dame e cavalieri che inondano Piazza San Marco e le altre strade della città.
Lo spettacolo è incredibile, unico nel suo genere, e attira turisti da tutto il mondo. I pasticceri locali (scaeteri) producono per l’occasione fritole e galani, rinnovando una tradizione dolciaria che risale al 1100. La fritola è un tortello che può essere vuoto o ripieno, con mille varianti. Questi dolci possono essere considerati “universali”, appartengono alla medesima famiglia dei krapfen, così come le zeppole napoletane e le frittelle di San Giuseppe.
I dolci tipici del Carnevale
In tutta Italia il Carnevale si festeggia con la preparazione di dolci, che cambiano a seconda della zona: chiacchiere, tortelli, crostoli, gale, lattughe, castagnole, bugie, cenci, zeppole, e così via.
Qualche decennio fa ognuno di questi alimenti aveva la sua specifica identità, in quanto si utilizzavano i prodotti locali, legati quindi al territorio. C’erano quindi le frittelle di riso, diffuse non solo dove il riso veniva coltivato, ma anche nelle località da cui provenivano le donne che lavoravano nelle risaie, le cosiddette “mondine”.
Nelle Marche erano comuni le frittelle realizzate con metà farina e metà patate. Sulla costiera adriatica erano in auge i ravioli fritti e i dolci ripieni con frutta secca, spezie e miele. Altri dolci fritti di tradizione sono le castagnole, le zeppole al miele, i baci di Carnevale.
Verso Sud le frittelle diventano più dolci. In Sicilia, facendo tesoro delle influenze magrebine, questi dolci tipici di Carnevale erano ripieni di mandorle, miele, succo di fiori di arancio, uva secca. In Sardegna vige ancora l’usanza di aggiungere un po’ di miele al formaggio fresco, dando origine alle c.d. “sabaudas“.
La fine del Carnevale, in tutta Italia, viene spesso rappresentato con l’accensione di un grande falò, un rito per scacciare l’inverno e mettere fine al periodo delle sregolatezze. Spesso dall’andamento delle fiamme i contadini traggono auspici per la futura annata agraria.
In alcune località della Puglia, invece, il periodo di Carnevale si chiude con il suo “funerale“, un vero e proprio rito funebre realizzato con dei fantocci che si svolge per le strade cittadine, a significare la morte dell’inverno e l’attesa della rinascita a primavera.
Una risposta
Davvero interessante